copertina del libro “Time Passes” di Robert AdamsLa Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi ha recentemente ospitato l’opera di Robert Adams in un’esposizione dal titolo “On the Edge features”, conclusasi da pochi giorni.

Forse non particolarmente noto al grande pubblico – tanto da essere talora confuso con il quasi omonimo Ansel Adams (sic!), al quale può essere assimilato al più in quanto “paesaggista“ – egli è in realtà apprezzatissimo da una certa critica “impegnata“, ed è stato insignito negli anni di svariati riconoscimenti e premi, fra gli altri l’ambita MacArthur Foundation fellowship, detta anche “genius grant”.

Ex professore di Letteratura inglese,  considerato superficialmente da alcuni un semplice fotografo documentario, Adams è da circa quarant’anni a questa parte un autore sensibile, il quale ha posto al centro della sua ricerca dai forti accenti estetici il paesaggio urbano e rurale del West.
Il suo è un lavoro attuale, giocato sul minimalismo e carico d’implicazioni concettuali quanto politiche, e si pone in netta controtendenza rispetto a molta fotografia contemporanea, sempre meno libera dai condizionamenti del mercato artistico e più tristemente vuota.

Nei suoi scatti, che sembrano citare le immagini dei primi fotografi esploratori, quali Timothy O’Sullivan e William Henry Jackson, è sovente chiara l’intenzione di evidenziare, a fronte di una visione nostalgica e mitizzata – stereotipica – di luoghi legati ad un’epopea pionieristica, l’impronta di una presenza umana devastante. L’uomo, che non appare mai in queste belle immagini in bianco e nero, notevoli per la raffinatezza della loro vasta scala tonale, è sempre sotteso e spesso in termini fortemente critici, come corruttore di una natura meravigliosa.

La Fondation Cartier pubblica ora un libro-catalogo in due lingue (inglese e francese), distribuito da Thames & Hudson: “Time passes”.
Il volume raccoglie le immagini dell’omonima serie – una delle tre esposte nella sopra menzionata mostra – scattate fra il 1990 e il 1992 in una zona nord-occidentale degli Stati Uniti non lontana dall’attuale dimora del fotografo ad Astoria in Oregon, luogo un tempo celebrato per le sue vaste foreste, ora tristemente conosciuto per i disastri ambientali determinati dallo sfruttamento industriale delle stesse.
Per una volta, però, i disastri ambientali lasciano il passo ad una diversa meditazione: sulla transitorietà e sulla fragilità del bello; e trentadue fotografie, finora inedite, aprono a visioni sospese e quasi metafisiche di coste e scorci sul mare.

E’ una meditazione di grande e semplice poesia, quella che Robert Adams ci offre, con mezzi minimi di grande impatto emotivo degni di un artista, come lui, che è pure acuto pensatore e scrittore per quanto riguarda le questioni estetico-fotografiche.

A tal proposito, la Fondation Cartier propone anche “En longeant quelques rivières“, la prima traduzione in francese del libro “Along Some Rivers” – collezione di immagini e conversazioni del fotografo americano con storici dell’arte, curatori, fotografi, studenti, scrittori e professori – edito nel 2006 da Aperture.