“Impronte in Movimento” è un progetto educativo che intende tracciare un continuum fra corporeità, fotografia, teatro, immagini, scritture, ed è legato a un concorso fotografico, aperto a tutti gli Istituti Scolastici (statali e non) di Roma e della sua Provincia.
Patrocinato dal MIUR – Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio / USP Roma Coord. Ed. Motoria, fisica, sportiva, e promosso dall’Istituto Tecnico Turistico C. Colombo e da Vocabolomacchia_teatro.studio dell’Associazione Ippocampo, ha fra i partner culturali – insieme allo IED – Istituto Europeo di Design /Dip.to Fotografia, Arti Visive di Roma e alla Casa delle Culture di Roma – anche Lo Specchio Incerto. Media web Partner è il sito EZRome.
“Il progetto si articola in diverse fasi, accanto al concorso online e prima dell’Evento-premiazione, si sviluppano iniziative di formazione, come seminari, incontri e una rappresentazione teatrale sul tema della fotografia. Si vogliono accompagnare studenti e docenti nel percorso offrendo loro diversi spunti di lavoro”.
All’interno di esso si svolge la collaborazione di questo blog e mia, in prima persona, a partire dal primo incontro di presentazione avvenuto il 30 ottobre. In questa pagina, e nelle relative sottopagine che successivamente vi linkerò, troverete via via un resoconto del procedere di questo percorso interdisciplinare. In esso sono coinvolta in veste di osservatrice del tutto partecipe, che redigerà un diario scritto-fotografico di questa esperienza educativa.
Sul sito di “Vocabolomacchia” troverete la presentazione e il calendario del progetto.
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Ma che cos’è in effetti un’impronta, quale interesse può avere per noi e quale impatto nell’educazione dei ragazzi?
Consultando un vocabolario possiamo trovare le accezioni più comuni di questa parola, che vanno da quella letterale di semplice “segno impresso da un corpo su un altro”, a quella di sinonimo dell’etologico imprinting, il quale altro non è se non un “prender forma”, da un punto di vista educativo un ricevere le prime “in-formazioni”.
La parola impronta risulta, pertanto, avere un forte legame semantico con i concetti di educazione e di forma, ed il perché di questo legame appare piuttosto evidente dal momento che l’apprendimento conseguente all’educazione ci modifica, lascia la sua impronta su di noi e ci “forma” per una vita, nella quale anche noi siamo destinati a imprimere le nostre proprie impronte.
Ricevere impronte e lasciare impronte, del resto, sono atti talmente basilari e necessari all’interno della comunicazione, e dunque nelle relazioni umane, da far sì che Jacques Fontanille, teorico di una “semiotica dell’impronta”, affermi che “non vi è significazione osservabile se non quando i corpi conservano le tracce di interazioni con altri corpi”. Cioè che è addirittura impossibile comunicare qualsiasi cosa senza un reciproco scambio d’impronte.
In fotografia il concetto d’impronta può, poi, essere ritenuto costitutivo, dal momento che ogni immagine fotografica ha origine da una “impressione” della luce su di una pellicola o su di un sensore, cosicché tutte le fotografie possono dirsi impronte eteromateriche della luce, come ha suggerito Umberto Eco.
Per tutte queste ragioni – ed essendo da sempre interessata alla promozione dell’educazione visiva – mi è sembrato un progetto perfetto in cui impegnarsi, al di là del pretesto di un concorso fotografico.