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In-Sight
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è uno spazio, dedicato a un altro aspetto della fotografia, che ho approfondito e pratico. Parla di come i mezzi e le potenzialità della fotografia si alleano alla psicologia per creare benessere, crescita personale e cambiamento positivo.
In che modo? Facilitando punti di vista inediti per l’individuo, attraverso i quali scorgere possibilità nuove di mettersi in relazione con se stessi e il mondo; aspirando, addirittura, a promuovere l’attivazione di meccanismi virtuosi individuali capaci di provocare a cascata cambiamenti positivi – perché no? – su scala sociale.
In che modo? Facilitando punti di vista inediti per l’individuo, attraverso i quali scorgere possibilità nuove di mettersi in relazione con se stessi e il mondo; aspirando, addirittura, a promuovere l’attivazione di meccanismi virtuosi individuali capaci di provocare a cascata cambiamenti positivi – perché no? – su scala sociale.
Si tratta di un approccio più complesso – o comunque diversamente articolato rispetto a quello consueto in genere da me trattato qui – alla fotografia (come medium) e alle fotografie (come oggetti fisici), che può all’occasione avvalersi anche di altri linguaggi artistici o, più in generale, di altre forme espressive, e ha lo scopo di “portare in primo piano”; mettere in vista, sott’occhio; rendere visibile qualcosa che fino a quel momento è rimasto sullo sfondo, indistinto dal resto (come accade nella Gestalt Therapy che ha ispirato molte di queste pratiche di mio interesse). In modo da divenire consapevoli, ma anche in modo da sperimentare (attraverso la fotografia e le fotografie appunto) nuovi modi di vedere, di raccontarsi la realtà e di raccontare se stessi all’interno di quella realtà.
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Perché In-Sight?

Nella Teoria della percezione è definita “gestalt effect” quella modalità percettiva – sviluppata nel corso dell’evoluzione della specie e funzionale al nostro rapporto con ciò che ci circonda – grazie alla quale la nostra mente colma lacune visive per avere di ciò che la vista percepisce un’immagine congruente alle esperienze pregresse e alle aspettative sviluppate, per garantirsi una visione del mondo facilmente decodificabile, in quanto unitaria e in una certa misura semplificata.
E’ stato il ricordo di questa “figura da manuale” per me l’innesco che mi ha fatta giungere al titolo “In-Sight”.
“In sight” è la locuzione inglese in cui si traducono appunto i concetti di essere visibile, sottocchio, in vista, in primo piano.
Tuttavia esiste, come sappiamo, anche la parola “insight” che è idea,intuizione e visione interiore; tutto insieme.
Tuttavia esiste, come sappiamo, anche la parola “insight” che è idea,intuizione e visione interiore; tutto insieme.
Neanche a dirsi è un termine che ha fatto fortuna in psicologia e psicoanalisi (rimando chi è curioso a Wikipedia, dove – guarda caso –in primo piano riguardo alla nascita dell’uso di questa parola in quell’ambito viene citata la Gestalt).
Ho scelto una soluzione “in transito”, legando insieme in sight con un trattino, slegando insight con quello stesso trattino.
Ho scelto di mettere una lettera maiuscola dopo il trattino: In-Sight. Per dare importanza a “sight”: per una fotografa è fondamentale la “visione”, la “vista” e persino il “mirino” attraverso cui “scorgere” lo spettacolo a cui “puntare” l’obiettivo.
Quale mirabile concisione concettuale quella della parola inglese sight, nel cui spettro semantico ricade ognuno dei termini che ho messo tra virgolette!
Ho scelto una soluzione “in transito”, legando insieme in sight con un trattino, slegando insight con quello stesso trattino.
Ho scelto di mettere una lettera maiuscola dopo il trattino: In-Sight. Per dare importanza a “sight”: per una fotografa è fondamentale la “visione”, la “vista” e persino il “mirino” attraverso cui “scorgere” lo spettacolo a cui “puntare” l’obiettivo.
Quale mirabile concisione concettuale quella della parola inglese sight, nel cui spettro semantico ricade ognuno dei termini che ho messo tra virgolette!
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