Ancora per una settimana sono esposti a Firenze presso il MNAF – Museo Nazionale Alinari della Fotografia – di Firenze 100 scatti fotografici (inclusi alcuni inediti, e di vita familiare), di Enzo Sellerio, per una mostra dal titolo “Fermo immagine”, della quale il celebre fotografo ed editore siciliano è anche curatore, insieme a Monica Maffioli.
Promossa dalla Fondazione Banco di Sicilia, in collaborazione con la Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, essa è un accurato excursus che copre un lavoro di reporter colto e raffinato svolto da Sellerio in un arco di cinquant’anni.
Partendo dalle prime immagini d’impronta più nettamente neorealista, che negli anni Sessanta aprirono a Sellerio la via di una fama internazionale (fu collaboratore allora anche di Vogue e di Fortune), prima del suo progressivo distacco dalla fotografia in favore dell’editoria, arriva fino ad un suo recente ritorno alla fotografia. Nel 2006, infatti, quasi per sfida accetta due successivi incarichi: da parte del settimanale Specchio (per un servizio sul quartiere palermitano dello Zen), e della Fondazione Banco di Sicilia, che gli commissiona una serie di fotografie d’interni dell’antica sede del Monte di Pietà a Palazzo Branciforte.
Molte delle immagini, che si possono ammirare in questa mostra, sono ormai Storia, parte di un immaginario comune che richiama alla mente una Sicilia oggi scomparsa, o meglio snaturata dall’incalzante globalizzazione non meno che altri luoghi. Testimonianze di una Sicilia più autentica, che Sellerio ha “raccolto” con spirito da collezionista a caccia di suggestioni da trasformare in memoria; così che dei suoi libri – egli ha detto – nascono come “una collezione di trouvailles, riunite per accumulazione spontanea, un riflesso della mia vita, o almeno della sua parte migliore“.
Questa sua ricerca lo ha fatto paragonare a Giuseppe Pitrè, letterato palermitano studioso di tradizioni popolari, ricercatore e compilatore di canti e racconti della tradizione, caratterizzato da una medesima passione per l’umanità viva e per il forte radicamento di questa ad un’identità territoriale. Quello che soprattutto colpisce, però, nelle sue fotografie, è un acuto senso di osservazione ed un umorismo, che travalica a tratti in un colpo d’occhio sulla “surrealtà” della vita d’ogni giorno.
La mostra è stata accompagnata dall’uscita di un catalogo, con 150 immagini selezionate dall’autore, e con testi critici di Carlo Bertelli, Monica Maffioli e Adriano Sofri, edito da Alinari.