Al giorno d’oggi capita che la fotografia, come ogni altra arte, risenta di meccanismi di mercato per i quali se alcuni fotografi sembrano monopolizzare il suo intero panorama, altri rischiano di restare in parte o del tutto sconosciuti.
Capita pure che, grazie a questa situazione, all’interno dei circuiti istituzionalizzati venga proposto e riproposto sempre un certo tipo di linguaggio artistico, il cui principale pregio consiste nel creare un immediato richiamo dell’attenzione per mezzo di particolari virtuosismi tecnici ed espressivi, ormai facilmente riconoscibili come veri e propri clichè.
Abbiamo accolto, dunque, la richiesta di un commento da parte della redazione de “ilterzoocchio” ai suoi quaderni con curiosità e interesse, sembrandoci questo sito piuttosto estraneo alle scelte più consuete e caratterizzandosi per una gamma di proposte piuttosto varia, sì da lasciar spazio anche a personaggi di minor rilievo (o meglio, solitamente fuori dai riflettori).
Cosa sono “i quaderni de ilterzoocchio“? Sono piccole monografie in brossura, pensate come supplemento cartaceo al sito; idea, questa, di per sé interessante, e meritevole d’incoraggiamento. Ne sono al momento usciti due; loro tema comune è l’arte, anzi “l’arte che fotografa l’arte”, essendo il primo un reportage sul lavoro di un’artista campana e sulla particolarissima genesi delle sue opere, il secondo un omaggio fotografico alla pittura.
La loro impaginazione è semplice, classica – oserei dire – dei piccoli cataloghi, e assolute protagoniste qui sono le fotografie, precedute da brevi testi e note biografiche.
“L’arte fotografa l’arte” è appunto il titolo della prima uscita, nella quale Umberto Mancini (che tra l’altro è fra le colonne che sostengono il sito) fotografa la creazione di un’opera di Paola Margherita, con tutta la precisione e la dovizia di particolari che suggerisce l’operare dell’artista: “l’assoluta e benevola indolenza con la quale lei ha realizzato, pezzo dopo pezzo, l’opera” sembrano trovare un corrispettivo nell’immagine fotografica e nei suoi ritmi. Le immagini sono estremamente semplici come gli elementi di tale opera, ma anche come i gesti e l’aspetto dell’artista, ed esprimono toni dimessi, persino nella scelta di una stampa poco contrastata.
Il titolo del primo volumetto sembra diventare, nel secondo, titolo di una collana. E’ questa recente pubblicazione “Dramma Sacro”, un omaggio al Mantegna, di Lucia Baldini, professionista di grande esperienza nel campo della fotografia teatrale, di danza e di musica, al suo primo “cimento” con il difficile genere del nudo maschile (arduo soprattutto quando non sostenuto da una prestanza fisica del soggetto, ma giocato sul più evanescente sottinteso d’un erotismo cerebrale). Tale lavoro, in realtà, risulta di qualità discontinua (e lascia aperta la porta a molti dubbi persino riguardo alla pretesa ispirazione ad opere e del Mantegna e del Caravaggio) al punto da risultare enigmatico, guardando i passati lavori dell’artista.
Attendiamo con curiosità le prossime uscite dei quaderni, che ci auguriamo vicine.
Ci permettiamo, altresì, di consigliare un vaglio delle immagini dalle maglie più strette, al di là della professionalità indiscussa (ma mai indiscutibile!) degli artisti presentati, per garantire l’assoluta riuscita di questa encomiabile iniziativa.