© Andrew Rutt. "Assunta e Rita" da "Nude Truth"

I magnifici spazi della  Biblioteca Angelica di Roma ospitano una insolita (e troppo poco pubblicizzata) mostra che ha come protagonista la biblioteca stessa, i suoi libri, ma soprattutto le persone che la popolano quotidianamente e la rendono viva.

L’esposizione, che doveva chiudersi il 15 ottobre, è stata prolungata oltre la seconda metà di novembre.

S’intitola “Nude Truth” (Nuda Verità) il lavoro esposto, e nasce da un’idea dell’artista londinese Andrew Rutt, la cui realizzazione tecnica è stata affidata – per la parte fotografica – a Steve Bisgrove, fotografo, anch’esso inglese ma residente da lungo tempo in Italia, grande appassionato dei suoi monumenti e della sua storia quotidiana, soggetti d’elezione della sua fotografia.

All’interno del monumentale Salone Vanvitelliano vi è “Two books”, una scultura di grandi dimensioni rappresentante due libri di legno che si tramutano in un comodo e invitante divano, in un luogo d’incontro nel segno della cultura suggerendone così la valenza socializzatrice; con quest’opera dialoga un’altra all’ingresso della biblioteca: “Voices”, fatta di libri in plexiglass, “invito a entrare e a lasciarsi guidare dal fascino di un insolito e appassionato racconto, dove il libro è il soggetto, l’attore, l’oggetto con cui dialogare”.

A queste installazioni di Rutt – che già in passato ha posto il “libro” al centro delle sue riflessioni artistiche (clicca qui per vedere un video sui suoi lavori) – fanno da controcanto i ritratti realizzati da Bisgrove, sempre con la “regia” attenta di Rutt. Proposti come “rivelatori di un nuovo modo di presentare al pubblico l’Angelica, contenitore non solo di libri preziosi fruibile da un pubblico elitario e specialistico, ma anche aperto a ogni forma di scambio e interazione culturale ed umana”, questi scatti rappresentano il materiale umano di cui la biblioteca è inevitabilmente costituita (i bibliotecari) in maniera insieme colta e spiritosa, trasformandoli in personaggi che rievocano un mondo immaginario di letture e d’arte, anche attraverso la citazione di celebri quadri.

E’ un linguaggio, quello dell’artista inglese, diretto semplice ed efficace; e fa comprendere in un colpo d’occhio allo spettatore come la lettura e la cultura siano parte integrante e segreta, verità intima e nuda di chi le frequenti e dedichi loro la propria vita. L’idea di una simile trasformazione da reale ad immaginario – è vero – non è di per sé particolarmente nuova, ma la sua efficacia assoluta è garantita dall’inevitabile senso di sorpresa, dal derangement provocato dalla presenza di quei “personaggi” in giro per le sale: persone in carne, ossa e competenze librarie, che si muovono ogni giorno nello spazio reale ed insieme nella dimensione fantastica della Biblioteca.

[Mi scuso con i lettori e l’artista per aver precedentemente fornito informazioni lacunose e in parte errate, che non mettevano in luce tutto il lavoro svolto da Andrew Rutt.]

© Andrew Rutt. "Stefania" da "Nude Truth"