Martedì 22 aprile alle ore 20.45, il circolo fotografico romano Zone d’Ombra – nell’ambito dei suoi consueti “incontri con gli autori” – presenta presso la Biblioteca Dlf (via Bari 22) il lavoro di Alfredo Covino “Cara Moldova”, che partecipa al festival FotoGrafia ed è attualmente in mostra (fino al 2 maggio) presso la Biblioteca Rispoli.

Giovane fotografo, vincitore quest’anno del Premio Yann Geffroy assegnato dall’Agenzia Grazia Neri, Covino è il rappresentante di un gusto sincero per l’indagine reportagistica, e di un amore per la rappresentazione della realtà  priva degli orpelli estetizzanti, volti a produrre le immagini glamour amate dal mercato.

A queste siamo tanto abituati che stentiamo a definir “reportage” il suo (che lo è), non riconoscendo nelle sue fotografie un genere, il quale ci pare oggi destinato a un inevitabile  apporto della personalità dell’autore, tanto ingombrante da rendere sempre più spesso difficile guardare e capire qualcosa al di là della bellezza delle immagini proposte e di triti stereotipi.

Diverso è il lavoro di Covino, che nei dodici scatti proposti per la mostra, si cala nel contesto – a lui estraneo – di una famiglia moldava che torna, come suole fare ogni anno in agosto, in una patria che ha dovuto abbandonare per necessità e alla quale è legata da profondi sentimenti.

La presenza del giovane fotografo è discreta: il suo sguardo non ha un approccio coloniale, alimentato da pregiudizi. Ciò che traspare dalle immagini non è il narcisismo di un autore che stigmatizza una situazione estraendone quel che può far gioco al suo discorso stilistico, ma una tensione alla condivisione di momenti quotidiani, trascritti con lo stupore di chi non conosce quella quotidianità, e la riporta scoprendo la poeticità di gesti semplici e di luoghi improvvisamente significativi, perché vissuti nel rispecchiamento delle altrui emozioni. Emozioni che Covino si adopera a trasmetterci.

Così facendo egli infine “opera creativamente in modo politico, cioè prende posizione dando alla fotografia una funzione morale di comunicazione tra realtà apparentemente distanti e tentando di mettere sullo stesso piano i soggetti ripresi e i fruitori delle immagini, nella consapevolezza che non vi sia alcuna gerarchia di valori tra gesto artistico/fotografico, azione quotidiana anonima e fruizione delle immagini”, come scrive il curatore della mostra Maurizio G. De Bonis.

Sarà lui, all’incontro di martedì, a introdurre al pubblico l’opera di Covino, e a parlare del dibattuto tema del reportage contemporaneo.