Una riflessione sul destino della fotografia all’interno della società attuale, sembrerebbe questo il tema della mostra, di cui ci giunge segnalazione.
S’inaugurerà domani, martedì 5 febbraio, alle 18.30 a Milano presso il Lattuada Studio (in via dell’Annunciata 31).
“Dobbiamo vendere il cielo. Epigrafie di Michelangelo Coviello e Riccardo Rietti“, è il titolo di questa mostra, che vede riunite in un’unica esperienza polisensoriale e trasversale – tra arte visuale e parola – le esperienze di due autori che operano da anni l’uno nel campo della scrittura, l’altro in quello della fotografia.
Coviello, infatti, oltre ad essere insegnante di ‘Scrittura Creativa’ alla facoltà di Design della Comunicazione del Politecnico di Milano e presso lo IED – Istituto Europeo del Design, è pure autore di romanzi e raccolte di poesie (il titolo della mostra richiama puntualmente una di queste ultime, pubblicata nel 1992). Mentre Rietti ha al suo attivo la pubblicazione di diversi volumi fotografici, essendo passato attraverso le fasi di un’evoluzione creativa, che lo ha portato ad indagare le nuove modalità espressive tanto del bianco e nero quanto del colore.
Il riferimento del sottotitolo che qualifica le opere esposte come “epigrafie”, è ovviamente legato a quella particolare forma di componimento poetico che è l’epigrafe. Il riferimento è addirittura letterale. Parte dall’etimologia della parola, nel suo originario senso di “scrivere sopra”. Sopra l’immagine in questo caso. In forma di epigrafe, appunto: un componimento, cioè fatto di parole ritmate – non necessariamente versi – sintetico nel suo commemorar qualcosa d’importante.
“Gli antichi sostenevano che il cielo e le stelle sono parte di una scrittura sacra che gli uomini devono decifrare”. Al giorno d’oggi si può concludere piuttosto che: “Decifrare il cielo , o almeno tentarci, è sempre possibile, quello di venderlo, invece, la missione della pubblicità”.