Ancora una volta torno a parlarvi di questo concorso, legato ad un progetto educativo che ha visto coinvolte 65 classi appartenenti a 13 scuole, fra medie e superiori, di Roma e provincia.

Vi si sono cimentati in 200, ragazzi fra gli 11 e i 19 anni, spesso avvicinandosi da principianti assoluti al far fotografia e approcciandola per la prima volta come concreto strumento di comunicazione personale, al di là della consuetudine alla fruizione passiva cui i media hanno assuefatto più o meno tutti.

Nel corso di 6 mesi di lavoro, la loro percezione dell’immagine fotografica è certamente mutata radicalmente, e forse persino la loro percezione della realtà, dal momento che hanno iniziato a cercare con lo sguardo quelle “impronte” cui il titolo del concorso faceva riferimento. Impronte che andavano, giustamente, intese in senso lato e che volevano essere soprattutto un mirato pretesto.

Come scrivevo tempo fa, infatti, “impronta” è termine gravido di significati: “Consultando un vocabolario possiamo trovare le accezioni più comuni di questa parola, che vanno da quella letterale di semplice “segno impresso da un corpo su un altro”, a quella di sinonimo dell’etologico imprinting, il quale altro non è se non un “prender forma”, da un punto di vista educativo un ricevere le prime “in-formazioni”.

La parola impronta risulta, pertanto, avere un forte legame semantico con i concetti di educazione e di forma, ed il perché di questo legame appare piuttosto evidente dal momento che l’apprendimento conseguente all’educazione ci modifica, lascia la sua impronta su di noi e ci “forma” per una vita, nella quale anche noi siamo destinati a imprimere le nostre proprie impronte.

Ricevere impronte e lasciare impronte, del resto, sono atti talmente basilari e necessari all’interno della comunicazione, e dunque nelle relazioni umane, da far sì che Jacques Fontanille, teorico di una “semiotica dell’impronta”, affermi che “non vi è significazione osservabile se non quando i corpi conservano le tracce di interazioni con altri corpi”. Cioè che è addirittura impossibile comunicare qualsiasi cosa senza un reciproco scambio d’impronte.

In fotografia il concetto d’impronta può, poi, essere ritenuto costitutivo, dal momento che ogni immagine fotografica ha origine da una “impressione” della luce su di una pellicola o su di  un sensore, cosicché tutte le fotografie possono dirsi impronte eteromateriche della luce, come ha suggerito Umberto Eco“.

L’intero discorso sul Fotografico, si potrebbe dire, partecipa di questo concetto.

Tornando alla notizia di oggi, sono qui ad annunciarvi che i frutti di questo progetto – germogliati e maturati grazie alla cura degli insegnanti (coadiuvati dall’aiuto di alcuni giovani tutor offerti dall’IED, partner culturale in questa avventura, e coordinati dall’esperta Rossella Viti di Vocabolomacchia_teatro.studio, associazione promotrice) – sono ora online sul portale EZrome.

Siete, perciò, tutti invitati a visitare le tre sezioni fotografiche (reportage, creativa, ritratto) con le immagini, che i ragazzi, non senza difficoltà e confusioni (quasi d’obbligo per dei neofiti!), ma con grande passione, hanno prodotto.

Ma soprattutto siete invitati  a votare per uno dei premi che sarà assegnato, il cosiddetto premiOnline!

Ecco qui l’URL a cui recarsi per farlo: http://www.ezrome.it

[Qualcuno più curioso forse gradirà guardare qualche immagine di backstage, da me scattata durante alcuni momenti di riprese in due delle scuole coinvolte, sul blog del progetto: http://impronteinmovimento.wordpress.com]

A tutti voi auguro una buona visione e un “buon voto”! 🙂