Un affezionato lettore, che da poco s’è avvicinato alla fotografia, mi aveva chiesto attraverso conoscenze comuni di visionare la sua produzione per dargli un mio parere e qualche consiglio. La cosa si è rivelata una buona occasione per un piccolo scambio d’idee, che forse può interessare gli altri lettori. Ve lo propongo, dunque, qui di seguito.

Forse qualcuno si riconoscerà nei dubbi di Nico, nel suo entusiasmo e nelle sue speranze. Forse qualcuno è già arrivato alle sue stesse conclusioni, o vorrebbe proporne altre. Forse vi piacerebbe parlarne qui. Potete senz’altro farlo usando i commenti, o se preferite potete scrivere a specchioincerto@dada.net. Questo indirizzo potete comunque usarlo per proporre argomenti di discussione e di confronto, o semplicemente se desiderate anche voi sottopormi qualche immagine… forse si potrà in seguito pensare ad uno spazio particolare dedicato ai vostri scatti.

Tornando a Nico, vi riporto la nostra “discussione”, a partire da queste foto

Ciao Rosa Maria,
hai proprio ragione quando scrivi che sto sperimentando e che non ho ancora trovato il mio soggetto: ho molto da imparare e ho tanta voglia di provare.
Ogni tanto compro qualche inserto o qualche libro di fotografia e mi capita di vedere le foto dei “maestri”: sono un grande stimolo per migliorare e al loro cospetto sono vittima di una dirompente meraviglia!
Forse tu mi capirai, voglio svelarti un falso segreto, perché comune credo ad altri: è da un po’ di tempo che mi succede qualcosa di strano, difficile da spiegare… tutto è iniziato quando ho cominciato a “ragionare” un po’ di più sulle foto: è come se vedessi per la prima volta le linee, le curve, le forme, i colori… per non parlare delle figure umane. Delle volte cammino per strada, vedo una fila di lampioni, oppure una pozza con un riflesso strano e mi blocco, scatto la mia immagine mentale, mi chiedo come sarebbe nella macchina fotografica, e mi sento in pace…
Sto diventando matto? Spero di no, anche se ben venga la pazzia se ti fa sentire così libero.
Mi spiace solo di non avere molto tempo da dedicare alla fotografia, il lavoro ovviamente mi ruba risorse e ore preziose, e poi il nuoto e la mia importante fetta di vita sociale a cui non voglio rinunciare fanno il resto…
Ti confesso che spesso mi chiedo cosa sarei e come mi sentirei oggi se non mi fossi iscritto a ingegneria, ma mi fossi dedicato a qualcosa di più umanistico. Direi una bugia se ti dicessi che odio quello che ho studiato perché, credimi, la matematica ha il suo fascino, ha un lato artistico, così come la fisica. E poi non potrei mai rinunciare alla mia ragione perché mi da piacere e certezze, piuttosto solide. Riconosco però di avere anche un lato meno razionale e non per questo meno importante, che mi spinge a creare, a comunicare fuori dagli schemi rigidi. Quando riesco a scattare una bella foto, l’istinto e la ragione si fondono insieme ed il massimo della felicità!
Comunque il lavoro che faccio mi da una certa tranquillità economica e un tempo libero quasi accettabile: sono due ingredienti importanti per coltivare a dovere un Hobby.

Grazie davvero per le tue parole, cercherò di seguire i tuoi preziosissimi suggerimenti.

Nico

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Ciao Nico. Niente paura! Sei fortunato a cogliere con tanta chiarezza i pattern su cui si organizza la percezione visiva (sono troppo prosaica?). La fotografia aiuta molto in questo, come pure il disegno e la pittura; ho già sentito altri stupiti ed entusiasti, perché “la fotografia gli aveva ridato la vista” (così si è espresso un mio amico, avendo iniziato a fotografare non più giovanissimo), ma non credere che sia da tutti, come non è da tutti la consapevolezza. Lo so che la matematica e la fisica hanno un “lato artistico”, anzi penso che magari proprio quelle strutture mentali precise ma flessibili, che questi studi ti hanno dato, ti rendono più ricettivo. Io non credo a quel discorso lì sul lato irrazionale dell’arte: senza ragione l’impulso artistico rischia di rimanere inespresso. E poi non è un artista colui che casualmente dà forma ad un pensiero altrui…

Sai, secondo me, qual’è il vero danno della fotografia digitale? La sua facilità, la sua immediatezza, fanno sì che tutti pensino di essere all’altezza di fotografare… e se poi fanno casini c’è sempre Photoshop!

Così la facilità va a nozze con la superficialità. La fotografia “fotochimica” (è bruttissimo per me dire “analogica”!) scoraggiava in una certa misura i dilettanti allo sbaraglio, e dava ai fotoamatori (intendendo con questo termine proprio “coloro che amano la fotografia”!) uno spazio – e un tempo – in più per dare forma al loro progetto, per trasformare in materia il pensiero: nella camera oscura – non so se l’hai mai provato – c’è un tempo per meditare e per emozionarsi, che non ci può essere davanti al monitor di un computer. Graciela Iturbide mi ha raccontato che Manuel Alvarez Bravo aveva nel suo laboratorio un cartello che diceva “C’è tempo”. Dobbiamo darci tempo, questo è fondamentale per fare arte e non “belle immagini” che puoi scaricare da internet o acquisire con lo scanner dalle riviste.

Ma posso farti una domanda? Questo scambio d’idee, perché non lo mettiamo sul blog???

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Concordo pienamente con quanto scrivi, ho solo un piccolo commento su Photoshop: è vero, è uno strumento potente e veloce che aggiusta quasi tutti i casini, ma non è poi così distante dalla camera oscura, ora ti spiego.
Se utilizzato con onestà e professionalità Photoshop lascia spazio a meditazioni ed emozioni, credimi, anche perché il lavoro non si ferma sullo schermo. Una volta che la foto è stata tagliata e “aggiustata” (non stravolta), questa va stampata e qui comincia il bello… Bisogna saper calibrare il monitor, la stampante e i propri occhi, per non parlare poi della scelta della carta e degli inchiostri. Ti assicurò che è una parte davvero emozionante perché non riesci mai ad ottenere quello che immaginavi e desideravi al primo colpo, per non parlare della “perfezione”. Ovviamente il dilettante se ne frega, stampa la sua cartolina con la cornice prefabbricata e si accontenta. Il fotoamatore invece si sforza, insiste, sperimenta, impara, cresce e soprattutto non ha fretta. Tanto per fare un discorso parallelo alla fotografia e a quanto si sta discutendo, il primo che mi viene in mente: gli scrittori una volta usavano la penna per scrivere le loro poesie e i loro romanzi, i loro fogli davano veramente la sensazione di una lunga meditazione e, nelle tante correzioni visibili, era più facile immaginare i loro ripensamenti, i loro sforzi e le loro gioie sofferte. Con l’arrivo della macchina da scrivere e, successivamente, del computer, tutto questo si è perso. Vogliamo confrontare il fascino dei codici di Leonardo con il testo di un libro di Fisica delle superiori? Non si può… Concedimi però questa riflessione: le parole non hanno mai smesso di essere parole, le più belle pagine sono state scritte col cuore e la mente, senza cronometro e questo sarà vero per l’eternità. Chi non apprezza l’eleganza matematica delle formule del libro di Fisica delle superiori, chi non le avrà capite a fondo nella loro essenza, proverà una certa indifferenza per i codici di Leonardo, tutt’al più potrà essere solo momentaneamente incuriosito da quelli che per lui sono strani scarabocchi.
Rimane solo una questione aperta: come fare a capire e garantire in modo assoluto l’autenticità di una foto digitale?
Dal punto di vista pratico e tecnico le difficoltà sono enormi, direi impossibili, anche se, sebbene forse non completa, ho una mia risposta a tale domanda: un vero fotografo è prima di tutto onesto con se stesso e se il suo amore per la fotografia è autentico, allora anche la sua fotografia lo sarà.
E pazienza se questo vuol dire far parte di una piccola nicchia, poiché l’arte è qualità, non quantità.

Nico

P.S.: questo scambio di idee va certamente messo sul blog 🙂