Le perplessità che molte donne provano oggi riguardo alla retorica di certe celebrazioni dell’ 8 marzo è lecita, a fronte di una realtà di tutti i giorni dove la donna ha poco da festeggiare, e sono ancora lontane non solo le cosiddette “pari opportunità”, ma talvolta anche i diritti basilari, e troppo spesso addirittura la diffusione di un’autocoscienza del proprio stato: la libertà individuale viene confusa con la libertà d’andare in giro in abiti succinti, lo scopo della vita diventa per molte trasformarsi in un oggetto sessuale decerebrato (ma – per carità – stanno solo seguendo la moda o, nel caso delle più giovani, inseguendo il successo!).
Inutile aggiungere altro: non è questa la sede giusta. Per quanto mi riguarda, mi è più facile considerare la presenza femminile in fotografia, e in generale nel mondo dell’arte; a tal proposito posso consigliare la lettura del libro “Donne d’arte”, pubblicato da Meltemi.
Forse avrete notato che una delle pagine del blog è dedicata alla fotografia al femminile. Non è particolarmente ampia e mi ripropongo di rimediare: intanto oggi ho aggiunto uno scritto sulla pioniera della fotografia femminile: Julia Margaret Cameron.
Riguardo a questa pagina, non mi è sfuggito il fatto che ai miei lettori molto sia gradito il post su Diane Arbus. Non sarà solo a causa del film “Fur”? Purtroppo non l’ho visto, ma avendo letto il libro da cui è tratto, sospetto che quel tipo di lettura biografica scandalistica faccia breccia sulla curiosità, e magari poi l’arte di colei che è stata trasformata in un’eroina “maledetta”, magari non entusiasmerà i lettori, ma forse li avvicinerà di più alla realtà di Arbus.
Tornando alla “festa della donna”, voglio comunque proporre qui un modo particolare di guardare alla donna. Un modo femminile.
La provincia di Novara ha chiesto a due artiste di lavorare ad un progetto comune per l’8 marzo. Ne è nato “Principesse nella Torre”: testi di Antonella Ossorio, fotografie di Marianna Cappelli.
Eccone qui un piccolo estratto.
Margherita/Marinella
Un, due, tre…stella!
Margherita e Marinella.
Stessi occhi. Sì, però,
una è miope, l’altra no.
Stesso naso, ma, cocciuta,
l’una annusa, l’altra fiuta.
Stessa bocca, lingua, denti,
ma parole differenti.
Marinella e Margherita.
Stesse mani, stesse dita,
stesse impronte digitali.
Due. Diverse, eppure uguali.
copyright foto: Marianna Cappelli
A Marianna ho chiesto com’era nata l’idea di queste belle immagini, che sfruttano la tecnologia digitale per generare senso?
Questa la sua risposta: “Volevo fare delle immagini dove venisse fuori lo sguardo della donna che si guarda bambina… ma quella bambina ha i segni della vita vissuta da quello sguardo di donna che si sta rivedendo bimba…”
Mi piace questo tema, che sento anche a livello empatico, ma mi piace soprattutto la proposta di un’anima femminile individuale e complessa, l’espressione di un’interiorità nutrita da un’immaginario vivido e libero.