Nell’ambito di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma è in mostra fino al 24 giugno, nei locali dell’Istituto Italo-Latino Americano, “Corazón Despierto”, selezione dei migliori lavori dei partecipanti alla seconda edizione del Premio IILA-FotoGrafia; un concorso ideato da Patricia Rivadeneira e da Marco Delogu, aperto a tutti fotografi latinoamericani provenienti dai venti Stati membri dell’IILA.
Tema di quest’anno lo stesso del Festival, “La Gioia”, che ogni autore ha declinato a proprio modo, ma con una costante: l’evidente mancanza di clamore. Così nelle immagini del vincitore, come in quelle degli altri autori esposti, tale sentimento non è espresso nelle forme retoriche cui la pubblicità, ma anche tanto fotogiornalismo ci ha resi avvezzi; lo ritroviamo “tra le righe”, invece, quasi per contrasto all’interno di reportage che ci parlano di più articolate realtà sociali, o lo scopriamo, quasi in trasparenza, all’interno di più complesse ricerche personali.

Acclamato vincitore assoluto fra gli oltre trenta progetti presentati in virtù dello scarno rigore stilistico che lo apparenta alle più attuali tendenze della fotografia, il panamense José Manuel Castrellón propone la sua visione della gioia attraverso le attese e i preparativi del Carnevale di Las Tablas, paese ritenuto significativo per il suo folklore, concentrando il suo lavoro nel più ristretto spazio di Calle Abajo. Nel lavoro quieto e appassionato di chi allestisce l’appariscente ma fugace allegria di una sfilata carnascialesca, egli pare additarci il senso di un sentimento fatto di partecipazione corale, ben più stabile e appagante. A lui, come è avvenuto al vincitore della scorsa edizione, sarà data l’opportunità di sviluppare un lavoro su Roma nel corso di un mese di soggiorno, ospite dell’Istituto.
Secondo premio, Héctor Silva – studente cileno, residente in Italia – ci porta a riflettere sulla vita in un accampamento nomade romano, quello del Casilino 900, che nelle sue fotografie in bianco e nero diviene l’emblema di una vita semplice e serena – per quanto miserrrima, e perciò in tutto simile a certe realtà terzomondiste dell’America Latina -, in cui la famiglia e i bambini sono il valore primario, a dispetto dei complicati bisogni di una società benestante ma perennemente insoddisfatta.
Anche nel lavoro della terza classificata, la fotogiornalista guatemalteca Sandra Sebastian, troviamo un richiamo alla spensieratezza fornitoci dai bambini, all’interno di una situazione sociale di degrado e perfino di violenza estrema; la spontaneità e la naturalezza con la quale i piccoli si pongono in quel contesto rende le foto incredibilmente lievi e le libera dalla consueta retorica con la quale troppo spesso sono affrontate simili situazioni.

Ben diverso il progetto di Nicholás Wormull, fotografo cileno cui è andata una menzione speciale della giuria: più legato alla Fotografia europea, guarda al tema della gioia in maniera concettuale e paradigmatica, lasciandoci scorgere in scatti ambivalenti nient’altro che un riflesso di essa, un barlume che ne afferma in realtà la caducità.
Non hanno ricevuto premi, ma partecipano a questa interessante esposizione, che andrà poi al Centro Cultural del BID di Washington, anche Bernabé Della Mattia (Argentina), William Gonzáles García (Colombia), Edu Monteiro (Brasile), Lucio Pheulpin (Argentina), Jorge Salvador (Repubblica Dominicana).
L’insieme delle loro opere ci testimonia di questo “Corazón Despierto”, al quale accenna il titolo: un “cuore sveglio“, a causa di un’attenzione che ci augureremmo viva in ogni fotografo, quella di uno sguardo ancora vigile “in mezzo all’assonnante marea di immagini. Immagini mediatiche il cui effetto può essere dall’intrattenimento più banale e alienante a una elargizione innocua di orrore che fa sprofondare nella violenza, nella fame, nella miseria o nell’ignoranza determinate zone del pianeta“, come afferma la curatrice della mostra Patricia Rivadeneira.

